Archivio | ottobre 2018

Qui non giace mia Madre

 

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Qui non giace mia Madre,

cercatela, quando il vento

fa udire la sua voce possente

tra le colline, a raccogliere malva

dai petali d’ametista,

per distillare analgesici d’Amore.

Qui non giace mia Madre,

la troverete in quel piccolo giardino

recintato di tufo,

quando con mani tenere e forti

sorregge pergolati di  bougainvillea

e sconfiggere brigate di muffe bianche

con ventate di amorevoli attenzioni.

Qui non giace mia Madre,

lei risiede negli albori dei mattini,

nella goccia che s’imperla sul fogliame.

La troverai

nella cangiante iride di una bolla di sapone,

o sulla vetta più bianca di neve,

bianca come spuma marina,

bianca come ala di gabbiano,

bianca come l’altissima Luna

che brilla nella notte…

Lu brotu chinu

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LU BROTU CHINU

 

Quannu unu ti la famiglia cateva malatu, si deperiva e si mazzissceva!

Appena ziccava a guari’ o pi lu fa’ guari’ apprima si tava lu brotu chinu!

A Tàrantu sta minestra si chiama “suscielle”, addo nuje invece si chiamava brotu chinu.

Mo vi spiegu!

Intr’a tutti li case stava “lu uertu” ca era nu spaziu lastricatu, cu n’otru picca ti terra addo si chiantava lu vasinicola e lu putrisinu, li garofani e ‘nqualche otru fioru.

Retu retu stava quasi a tutti li case na gabbia cu doi tre jaddini ca si criscèvunu propia pi lu uevu friscu alli piccinni, alli viecchi e alli malati.

Quannu ‘ntr’allu puddaru stava ‘nqualche jaddina ca era scuvatu, e no faceva chju uevi, allora si puteva ‘ccitere o pi Natale o pi Pasca o ci ‘ncuarched’unu stava malatu!

Si priparava lu brotu di jaddina e si ni mitteva nu picca ‘ntra na patelluzza. Mentre ca sta bulliva si minava intra a stu brotu nu uevu prima sbattutu cu lu furmaggiu e na puzatedda di muddica ti pane spriculata ‘ntra li mani, cu na figghjazza ti putrisinu.

Si faceva còcere na ticina ti minuti, si mitteva ‘ntr’alla pastina cucinata a parte e si tava a mancia’ allu malatu.

Puru ca lu malatu no nni vuleva, bastàvunu toi, tre cucchiari pi fa’ risuscità puru li muerti!

Zuccaturi

zuccaturi

Sta girando in questi giorni su vari Gruppi una fotografia in Bianco e Nero che mi è stata recapitata giorni fa dall’ultimo Zuccatore vivente, Vittorio Agnini. Nella mia copia l’ultimo zuccatore non è ben riconoscibile, ma in questa, schiarita dall’amico Vito Fabbiano si riesce a intravvedere il suo volto.

Ed io non voglio assolutamente tenere per me i nomi di questi cavamonti che hanno scavato le nostre cave ( Tagghjate) e le hanno irrorate col sudore delle loro fronti.

A loro va il mio deferente omaggio, ed un inchino.

Primo da sinistra: Cataldo Fabbiano (detto Scavòne)

Secondo: Guidato Antonio (detto Lu picciunaru)

Terzo: Francesco Tocci (detto di Matriculata)

Quarto: Bicchierri Giuseppe : (lu cantuniere)

Quinto: Giuseppe Minetola

Sesto: Non identificato

Qualcosa di dolce

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Avevo ancora qualche mela cotogna usata per l’esposizione della serata sugli antichi sapori …e mio marito quando le vedeva mi diceva ogni volta” Anna, non le far perdere! Anna non le far perdere… e così ne ho sbucciate 3 che erano dure come sassi e le ho tagliate a tocchetti. Le ho fatte bollire in un pentolino, con poca acqua, una quindicina di minuti. Prima di spegnere ci ho versato sopra 3 cucchiai di zucchero e fatto insaporire.

Tolte dal fuoco, ho schiacciato con la forchetta la polpa delle mele cotogne e l’ho disposta sulla pasta frolla già distesa in una teglia. Alla mela cotogna fresca ho aggiunto anche qualche cucchiaiata di marmellata sempre di cotogni.

Con un poco di pasta frolla tenuta da parte ho ricavato dei cuoricini realizzati con una formina per frollini e li ho disposti sulla farcitura…non avendo più pasta frolla da farci un bel cordone intorno intorno alla teglia ho aggiunto delle fettine di mela sulle quali ho colato un filino di miele con l’apposito bastoncino.

Sui cuoricini ho passato una spennellata di latte. Dopo una mezz’ora di forno a 250° ho sfornato e spolverato soprattutto i cuoricini di zucchero al velo. Con un ottimo risultato io vedo… Voi cosa ne dite?

Un bell’articolo

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Un bell’articolo della giornalista Laura Milano che mi ha molto sorpresa….felicemente sorpresa perchè non chiesto, non pregato, non pagato, non atteso…non scritto sulla base del solito comunicato stampa che si manda solitamente alle testate giornalistiche il quale comunicato, uguale per tutti, viene utilizzato per “Confezionare” un articolo firmato dal tale o tal’altro corrispondente. Gli articoli consuntivi, quelli scritti DOPO sono quelli più veri, autentici perchè il Giornalista o il corrispondente HA VISTO e VALUTATO personalmente. Laura Milano era presente…io non la conoscevo e ancora non la conosco, ma era tra il pubblico…ha sentito gli odori, ha percepito l’atmosfera…ha colto la Nostalgia che toccava la pelle del cuore degli astanti. Numerosi, come non mai.

Grazie Laura ❤

Questa voce è stata pubblicata il ottobre 27, 2018, in varie. 1 Commento

Minestra verde

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Minestra verde: prendete della pancetta di maiale abbastanza magra, fatela tagliare dal vostro macellaio di fiducia a pezzi piccoli. Cuocetela in un tegame con gli odori tipici del brodo.Cuocetela per circa un’ora badando che il brodo non si consumi. Lavate le cimette di catalogna…metteteci anche le foglie più belle. Scottatele per una decina di minuti, scolatele di tutta l’acqua di cottura e versatevi il brodo di pancetta. Macinate un po’ di pepe nero e cospargete di formaggio il tutto. Coprite e lasciate insaporire le verdure per circa mezz’ora. Servite la minestra, calda, con costoni di pane casereccio o pane grigliato.

P.S. E tanto tanto formaggio.

P.S. della serie Sapori perduti e ritrovati

Una serata di Antichi Sapori

E dopo tanto lavoro, tanto da fare, tanto da studiare, ricordare tutto senza dimenticare nulla, telefonare alla tizia che ti aveva pregato di ricordarle il giorno e l’ora in cui sarebbe accaduta questa cosa così “speciale”…E dopo aver salito e sceso molte volte le lunghe scale che portano alla sede dell’Associazione Artistico Culturale “Lino Agnini” di San Giorgio jonico…E dopo aver stretto molte mani, abbracciato molti amici ed amiche, dopo aver rivisto persone che non vedevo da anni,ricevuto fiori e posato per qualche selfie, eccomi qui per un consuntivo fotografico. Per gli amici di sempre, per gli amici affezionati di questo mio blog.43483782_956525877870652_4487029308535078912_n

 

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3 foto aggiunte, tanto per dare un’idea del pubblico presente.

 

Le giuggiole vanno in trasferta

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E dopo Tre edizioni della serata dedicata alle mie adorate giuggiole, serate tenute nella mia sala più bella ed ampia, quest’anno le giuggiole cambiano Sede.

Su invito della più veterana Associazione Culturale del mio Paese, L’ Associazione Artistico Culturale “LINO AGNINI  mi è stato chiesto di tenere una conversazione sugli antichi sapori, giuggiole comprese, nelle bellissime sale espositive di questo Encomiabile Centro Culturale.

Ne sono felice.

Giuggiole 2018

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Un soddisfacente raccolto quest’anno… l’albero delle giuggiole non può deludermi!

Quelle piccole e malaticce sono cadute con il maltempo di questi giorni ma sono rimaste, per fortuna, le più grosse e lucenti.

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