Archivio | febbraio 2021

Quaremma

Attenzione, Attenzione,

avvistata a San Giorgio Jonico

una Quaremma mascherata!!!

(Foto di Fabio Caprino )

Quarèmma

Mar15

Il Termine secondo alcuni, è la contrazione dialettale da Quaremma e Quaresima, mentre secondo alcuni storici locali si tratta di un “francesismo” (di cui il dialetto salentino è pieno) derivante appunto dal francese Caremerer che significa “osservare la quaresima” e Careme che si traduce con “quaresima, quaresimale”, assimilato verso il XVI sec., durante la presenza delle truppe francesi nel Salento.

Nella tradizione popolare, la CAREMMA, rappresentava la mamma del Carnevale morto nel giorno di “Martedì grasso” e veniva appesa sui terrazzi delle case o sui pali ai crocicchi delle strade il “Mercoledì delle ceneri” a ricordare l’inizio della Quaresima.

La Caremma serviva a ricordare ai cristiani che la Chiesa stava vivendo un periodo di penitenza e di lutto, per cui le feste, le baldorie e gli eccessi del Carnevale dovevano essere eliminati e si dovevano affrontare giorni di digiuno, di sacrificio e di astinenza dalla carne. Era inoltre un rudimentale calendario per mezzo del quale si teneva il conto delle settimane prima di Pasqua.

Era vestita di nero in segno di lutto. In una mano, teneva il fuso e la lana da filare, quali simboli della laboriosità del tempo e della vita che trascorre. Il tempo della penitenza e dell’astinenza veniva rappresentato e scandito dalle sette piume di gallina (una per ogni settimana della quaresima) conficcate in un’arancia (o una patata) attaccata all’altra mano.In alcuni paesi della Grecìa salentina invece dell’arancia la caremma aveva sette taralli).

Di queste piume, se ne toglieva una per settimana sino al Sabato Santo, giorno in cui la stessa Caremma veniva o strappata, o data alle fiamme in segno di purificazione e dell’inizio di una nuova stagione di vita, dopo il suono delle campane che annunciavano la Risurrezione del Cristo.

Rinascita

Boccadileone
Boccadileone

RINASCITA

Si va sciogliendo il gelo

che l’anima m’ingabbia,

il mio sguardo si slarga

come bocca di leone.

Sono rosa i pensieri

che germogliano dal cuore

può rinascere ancora

la stagione dell’amore.

23 febbraio 2021

Carciofi, che passione!

Carciofo ripieno, alla pugliese.
Interno del carciofo ripieno

Amici, questi mesi invernali sono i più indicati per consumare i carciofi. Dopo aver sperimentato il gusto dei carciofi romani “alla giudìa”, sono tornata alla tradizione dei nostre mamme ed ho preparato i”nostri” carciofi ripieni, stufati insieme alle puntarelle di cicoria.

Ditemi un po’ voi, se non sono una vera opera d’arte!

carciofi ripieni con cimette di cicoria

Velleitario

VELLEITARIO

Velleitario sei cuore mio

si, velleitario;

nulla placa l’arsura che t’incide

feritoie nella mente.

Nulla riesce a saziare la tua fame implacabile,

cerchi, cerchi e non trovi,

tra ruderi di ricordi,

tra pagine di presente,

tra cattedrali di futuro,

la tua configurazione

persistente.

In attesa di vivere

non t’avvedi

che ogni giorno

muori un poco…

‘Nviérnu

Ce friddu si respira sta sirata
ce calma ca si sente pi lla strata
ognunu rintanatu ste ‘ntra casa
e nturnu alla fracera ste prisciata.

Nu picca di cinisa ppizzicata
ca puntu puntu scarnisciàta vene
cu lla speranza cu si po’ scarfare
lu sangu ca ha ghjacciatu ‘ntra lli vene.

E tata core vò conta nna storia
ca li piccinni sapinu a memoria
ci sapi quanta voti l’ha cuntatu
di quannu jddu partìu pi lu suldatu.

Do jatti intr’all’òrtiri skamannu
pi lla miseria quanta scamunera,
e lu riloggiu ti mienz’alla chiazza
ni tìci ca so li ùnnici ti sera.

E mo ni scià curcamu, tici mama,
cu lu fisciùlu ncueddu e na scialletta
ca crè matina na m’ azà pi tiempu
la vita ve ti pèrsa e nonci ‘spetta. 

La stagione delle nevi

Agili, le tue mani
scioglievano il nodo
dell’inverno,
il grumo di pianto
nella gola.

Seduzione di sole
la carezza che schiude
i nidi e poi le tane
e fa fiorire i crochi nelle aiuole.
L’approdo esplicitato
esplode con la cascata di glicini
al balcone.

E’ tempo di riporre l’arcolaio
che aggomitolò
la stagione delle nevi.

Il tuo nome sa di acque torrentizie,
il tuo nome riconduce sembianze
dell’albero silvestre
che fiorisce ai margini del fiume,
domicilia presso la polla sorgiva.

Si fonde ancora
sogno e incantamento,
con un sol canto,
il tuo nome e il vento.

Tutto esaurito

Tutto esaurito,
non ci sono più chiodi
nei negozi della città.

comprai tutti i chiodi
il giorno che ti dissi addio.

e inchiodai i miei piedi al pavimento

(per non correrti incontro.)

inchiodai le braccia all’architrave

(per non desiderare d’abbracciarti.)

non ci sono più stelle
negli orti del cielo…

ho raccolto tutte le gemme della notte
per non rischiare che quella più lucente
mi ricordasse il tuo nome

ho strappato tutte le rose
dai giardini della città,
perché non mi ferisse ancora
la rosa azzurra della malinconia.

ora le mie ciglia, indurite di salsedine,
innalzano barricate
alte come grattacieli

(per non desiderare di rivederti)

nonAmore mio.

**** della serie: Aspettando San Valentino

Nei paesi dove ho vissuto

era opinione diffusa che le poesie d’amore, e testi passionali o erotici

fossero appannaggio esclusivo degli uomini.

Le donne dovevano essere sempre pie e contenute

nelle loro manifestazioni d’amore.

Ricordo che quando scrissi il poemetto “l’uomo del mare”

un collega di mio marito se ne uscì con una esclamazione

che mi segnò profondamente e giurai che non sarei mai più “uscita dal seminato”.

Ma quando nella mia città di Taranto, un’associazione

bandì un concorso di poesie d’amore, mi volli sfidare e composi questo brano.

Partecipai e mi classificai tra i primi tre.

Oggi a distanza di tempo, ho deciso di scrivere come mi detta il cuore, sia sui miei moti del cuore, sia per diletto, come quello di scrivere su un Tema proposto dai Siti che frequento e che ho frequentato, mettendo a frutto la mia creatività sempre desiderosa di un confronto, di un apprezzamento o di una critica costruttiva. Ma ora, preparata come sono al pregiudizio e avendo raggiunto il sesso degli angeli mi posso permettere il Lusso di scrivere ogni cosa. E mi piace ribadire che l’Opera d’arte, come la poesia, non è necessariamente confezionata addosso al vissuto di chi la realizza.

Cordialità.

Suite

             Ora che mi parli così

             il pensiero s’invòla,

             ora potrei annullare

             il silenzio di un anno

             di un giorno di un’ora.

             Ora che il verso mi porge la rosa

             e tre perle tremanti d’aurora,

             mi porgi d’amante il verso atteso

             e distante.

             Ora che muovi i tuoi primi passi,

             e passi sul cuore la mano soave

             e mi parli, mi  parli  piano,

             sussurri un brusìo di parole

             e gridi i tuoi versi

             più inediti e arditi.

             Ora che torna la primavera

             che ieri non fu,

             che oggi si avvera,

             tra cespugli di rose festose

             e forte mi chiami, più forte

             il tuo verso d’amore

nel mezzo di un fuoco mi gridi

e “Il sogno di te non muore ancora

Sì, ora!