Attenzione, Attenzione,
avvistata a San Giorgio Jonico
una Quaremma mascherata!!!
(Foto di Fabio Caprino )
Quarèmma
Il Termine secondo alcuni, è la contrazione dialettale da Quaremma e Quaresima, mentre secondo alcuni storici locali si tratta di un “francesismo” (di cui il dialetto salentino è pieno) derivante appunto dal francese Caremerer che significa “osservare la quaresima” e Careme che si traduce con “quaresima, quaresimale”, assimilato verso il XVI sec., durante la presenza delle truppe francesi nel Salento.
Nella tradizione popolare, la CAREMMA, rappresentava la mamma del Carnevale morto nel giorno di “Martedì grasso” e veniva appesa sui terrazzi delle case o sui pali ai crocicchi delle strade il “Mercoledì delle ceneri” a ricordare l’inizio della Quaresima.
La Caremma serviva a ricordare ai cristiani che la Chiesa stava vivendo un periodo di penitenza e di lutto, per cui le feste, le baldorie e gli eccessi del Carnevale dovevano essere eliminati e si dovevano affrontare giorni di digiuno, di sacrificio e di astinenza dalla carne. Era inoltre un rudimentale calendario per mezzo del quale si teneva il conto delle settimane prima di Pasqua.
Era vestita di nero in segno di lutto. In una mano, teneva il fuso e la lana da filare, quali simboli della laboriosità del tempo e della vita che trascorre. Il tempo della penitenza e dell’astinenza veniva rappresentato e scandito dalle sette piume di gallina (una per ogni settimana della quaresima) conficcate in un’arancia (o una patata) attaccata all’altra mano.In alcuni paesi della Grecìa salentina invece dell’arancia la caremma aveva sette taralli).
Di queste piume, se ne toglieva una per settimana sino al Sabato Santo, giorno in cui la stessa Caremma veniva o strappata, o data alle fiamme in segno di purificazione e dell’inizio di una nuova stagione di vita, dopo il suono delle campane che annunciavano la Risurrezione del Cristo.