Il primo profumo di caffè che si espandeva tra le case addormentate
era quello proveniente dal mio cucinino.
Mi alzavo sempre all’alba per sorprendere
con un sorriso la prima luce e berne a sazietà
prima che fosse giorno.
La prima Luce rosata era avvolta in una placenta di brina:
io la riavvolgevo, con mani tremanti,
per riporta in cassetto segreto.
Volevo precedere tutti e trovarti da solo.
Volevo sussurrare e gridare mille volte il tuo nome
senza che orecchi indiscreti mi udissero
senza che occhi invidiosi mi vedessero.
Era gradevole quella carezza leggera
che mi inviavi col tuo messaggero
a lambirmi la pelle,
per scacciare il calore della notte
che morbosamente indugiava sulle mie
spalle.