Citta Tu, ca màmmita conta
In una piccola comunità di contadini, gente semplice e devota, era stata eretta una piccola cappella con il tetto a cono di gelato rovesciato come quelle che si vedono transitando per la valle d’Itria. Questa sembra la valle dell’Eden tanto è verdeggiante e costellata qua e là di queste antiche abitazioni costruite da abili mani, forse le stesse che costruirono con maestria i muretti a secco.
Sull’aItare di questa minuscola cappella fu posizionata un’ immagine della vergine Maria, a mezzo busto, con una corona da regina, dipinta e colorata in foglia d’oro.
La vergine era ritratta nell’atto di alzare la mano destra, con tre dita sollevate e due piegate morbidamente verso il palmo, in atto benedicente. Quando passavano di là i contadini, i pastori col gregge, le vendemmiatrici, i proprietari di uliveti che dominavano tutta la valle, questi uomini laboriosi, fermavano il gregge ed entravano un attimo a biascicare qualche preghiera in un incerto latino oppure in italiano. Non c’era nessuno che non cogliesse l’occasione, passando di là, di concedersi una piccola pausa e riprendere poi il cammino con più lena. Qualcuno lasciava qualche lira o qualche centesimo in una cassettina di legno sulla cui facciata era stata incollata la stessa figura della vergine posta sull’altare. La cassettina doveva essere circa di 21 cm. di larghezza e 35 di altezza e spessa una ventina di cm.
Sul retro vi era una scalanatura dalla quale passava agevolmente un piccolo foglio di compensato sempre dello stesso colore della cassetta, che consentiva al custode di raccogliere le offerte e provvedere con queste all’acquisto di lumini a cera o all’acquisto di qualche litro di olio per farne lampade votive alla Madonna.
I tempi erano grami, si usciva dalle ristrettezze della guerra, c’era povertà e miseria in molte famiglie.
Ntoniu aveva ricevuto dall’arciprete l’incarico di aprire e chiudere, mattina e sera, la piccola porta di ferro di cui era dotata la chiesetta immersa nel verde.
Un giorno però il brutto demonio, tentò il povero custode:
“ Uè Nto’piccè no ti pigghj nnu picca ti olliu, cu tti ccuènzi li fave štasera?
“No, no, maisìa”, rispose Ntoniu, “la Matonna nò vòle”.
“E dai, e pigghitilu nnu picca t’olliu”, insistette il tentatore… “la Matonna no ti dici niente”…
Ma Ntoniu non se la sentiva di approfittarsi dell’olio delle lampade… e timidamente,da buon credente rivolgendosi alla Madonna le disse” Matonna mia, no’ mi tìciri parole, mi possu pigghjà nnu picca ti olliu cu mi cconzu li fave štasera”? E vedendo la Vergine Maria che lo guardava benigna e sembrava anche che lo stesse benedicendo, prese col cuore e la coscienza sollevata, quanto un misurino da un quinto di olio.
Passarono alcune settimane e nuovamente il brutto diavolaccio tornò a tentare il povero custode dicendogli: “Ntò, stasera fave sontu e mugghjerita no tène mancu nna coccia t’olliu… ma cè ti costa cu ti pigghj nnu picca ti olliu ti qua?, no viti ca ni ste nnu buttiglione? Minchiarì, stasera fav’assutti sontu arretu”
E tanta disse e tanta fece ca lu poviru scurticone si pigghjiò l’olliu ti lu buttiglione.
Ormai sapeva che la Madonna non gli avrebbe rimproverato niente, lei che è la Madre di tutti i poveri avrebbe approvato silenziosamente.
La storia andò avanti per parecchi mesi, fino a quando il prete che era il responsabile della chiesetta, si accorse che da qualche tempo l’olio destinato alle lampade scarseggiava.
Decise quindi di scoprire l’arcano.
Si nascose per alcune sere dietro l’altare e vi rimaneva fino a quando arrivava il custode.
Per due, tre, sere non accadde niente, ma una brutta sera, mentre il ladruncolo faceva la solita domanda alla Madonna certo di avere il suo Silenzio /Assenso… guardandole l’azzurro manto disse: ” Matonna mea, no’ mi tìciri parole, mi possu pigghjà nnu picca ti olliu cu mi cconzu li fave štasera”? Appena profferì quelle parole si udì una voce irata che disse un sonoro” NO!!!!” Sembrava che la voce possente uscisse dal piccolo crocifisso che era sempre stato sull’altare… e l’ingenuo ladruncolo certo che il Figlio fosse minore per importanza alla Madre, gridò a sua volta” Cittu Tu, Ca mammita conta”!!!
Libero adattamento di un detto popolare tarantino