Le mani delle donne è il titolo di una mia famosa poesia,
ma non è delle festa delle donne che vi voglio parlare,
vi voglio parlare e raccontare.
Sì perché per il mio incarico di Ministro straordinario dell’Eucarestia, che svolgo da 20 anni
sono in contatto con molti anziani, ammalati, invalidi.
In questo periodo ho assistito ad una vera e propria strage di anziani.
Giusto oggi pomeriggio è mancata Sarina, aveva compiuto da qualche mese 89 anni.
Superato il dolore immenso della morte di una sua figlia, un paio di anni fa,
ha dovuto sopravviverle mentre era morta dentro.
Sarina è un diminutivo del nome Rosaria, qui al Sud abbiamo in uso una infinità di derivati, dei nomi originali.
Rosaria si può modificare per esempio in Sasara, Sarina, Sarodda, RerettaRosarietta.
Sono divisa tra una perdita dolorosa, a una gioia inaspettata.
Divisa tra uno spavento e da un sollievo.
Una gioia e un dolore.
La Vita però sa sempre come far pareggiare le cose.
Giorni fa, Mina, la figlia di Rosa, avvicinandosi a me al termite della Messa, mi ha riferito che sua madre voleva incontrarmi.
Volentieri, le ho risposto.
Arrivato il giorno stabilito per la mia visita, Rosa era raggiante, è inutile dirvi che me la sono abbracciata stretta stretta.
Aveva un sorriso biricchino nello sguardo, doveva farmi una Sorpresa!!!
Aveva realizzato per me un centrino a filet, in una ventina di giorni. Che spettacolo!
Come saprete il ricamo a filet si realizza su di una tela sulla quale risaltano motivi floreali, e geometrici di grande pregio.
Insomma, il filet è ormai un ricamo così raro ed è appannaggio di ricamatrici sempre più rare. La frenetica vita di oggigiorno
rende questa antica arte così difficile da intraprendere alle donne di oggigiorno.
Oggi voglio rendere omaggio a queste donne straordinarie, alle loro mani agili, ai loro occhi attenti, alla loro competenza, alla loro pazienza.
Oggi Rosa mi ha fatto dono di una cosa preziosa, del suo bellissimo centrotavola, sì, ma soprattutto del suo tempo speso per me, per lasciarmi un Ricordo.
Vi presento il mio presepe di quest’anno, l’ho posizionato nell’acquario che da luce al vano scala. Da anni l’acquario non ospita più i variopinti pesci tropicali dopo che si è rotto per ben due volte. Mi sembra tanto bello, voi cosa ne dite?
La sacra famiglia è di pregevole porcellana, qualche fascina l’ho fatta in estate eliminando le foglie pungenti del rosmarino e legando gli steli angora teneri. Riprendendo questi teneri legnetti dopo averli riposti in una scatola ad essiccare, ho avuto la sorpresa di percepirne l’odore intenso che avevano conservato. Le pecorelle, elemento immancabile nel presepe, sono rivestite di pura lana vergine, quella, per intenderci, con cui si riempivano i cuscini al tempo di mia madre, qualche sasso sparso e persino un sigaro di mio padre spezzettato.
Intanto abbiatevi i miei auguri più fervidi per un Santo Natale colmo di tanta Pace e Gioia, in tutte le vostre famiglie.
C’è tanto silenzio in tutto questo clamore, tendo l’orecchio e non lo sento arrivare, annuso l’aria e non c’è alcun odore, se guardo lontano solo un cupo dolore.
Le case dilaniate, le vite spezzate, i bimbi piangenti, le madri dolenti. nell’aria ammorbata giace priva di gioia la città bombardata.
Annuso nell’aria se vi è qualche odore ma c’è solo sgomento nel Natale che muore.