Gli illustri relatori che mi hanno preceduta nelle Presentazioni di questo bel libro di Rina Bello, vantavano una conoscenza alquanto recente della bella e volitiva nostra amica. Una conoscenza recentissima, come recentissima è la diffusione e la frequentazione di quella “diavoleria” che passa sotto il nome di Internet, prima e di Facebook poi.
Io Rina la conosco da molti, molti, anni prima di loro.
Fu una sera dell’8 marzo di una decina di anni fa e forse anche oltre, che fui ospite delle Affinità elettive, la prima cellula di quel caleidoscopio di attività artistiche che abitano nello sconfinato universo di Rina.
Quella sera La nostra Rina ci offriva l’opportunità di parlare della Giornata Internazionale della Donna, con toni pacati, artistici, musicali e poetici. Una celebrazione, come si conviene, nel ricordo di tante Donne sacrificate sull’altare della produttività a tutti i costi, della produttività a scapito della Dignità, a scapito della Libertà, a scapito dei Diritti Civili.
Direi che fui l’apripista per le successive manifestazioni che Rina organizzò successivamente per Celebrare le donne sacrificate nel rogo….per aver osato scioperare in segno di protesta per le condizioni disumane in cui lavoravano.
Non solo una mimosa, poesie sotto le stelle, alternate a rappresentazioni teatrali sono state le creature che Rina si sta crescendo con l’intensità, la passione, la caparbietà che è tipica delle donne del sud, ma che è lo stigma caratteriale di Rina.
Ma come detta il Qoelet
“C’è un tempo per ogni cosa”
2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
E così è arrivato per Rina il tempo per raccogliere tutti i suoi ricordi, le sue toccanti liriche, tracce delle sue esperienze teatrali e radiofoniche in questo bel volume che vanta un cospicuo numero di presentazioni da Pulsano, a Tiggiano, suo indimenticato paese di origine in provincia di Lecce, da Manduria a Carosino,da Grottaglie a San Giorgio jonico.
La copertina riporta un bel dipinto della nostra amica comune Grazia Martello, raffigurante uno scorcio della marina di Pulsano. Quel mare che Rina ama tanto e che sente scorrere nelle sue vene insieme alla terra rossa delle nostre campagne, insieme agli odori ed ai sapori di questa fertile terra baciata dal sole, anche quando piove.
Non saprei dirvi esattamente cosa mi è piaciuto di più di questo testo così ricco di contenuti, ma sento una particolare propensione dello spirito leggendo le pagine del suo arrivo a Pulsano, il viaggio in treno, le raccomandazione della amatissima mamma. Mi è parso di vedere una scena tratta dal movimento del neorealismo caro ai cineasti del dopoguerra. Ma è ancor più sorprendente la dovizia di particolari con cui ella narra di quel viaggio che la portava a Pulsano, così come narra dell’infilaggio del tabacco, di cui ascolteremo tra poco, scene di una verità sorprendente da far pensare al Verismo Verghiano, senza ombra di smentita.
Lei, bambina dalle gambe troppo lunghe e dagli abitini troppo corti, dovuti ad una crescita troppo repentina, che l’ha fatta maturare troppo in fretta, è ora in grado di incitare la stessa terra con appassionate parole:
“O mia terra baciata dal sole e dal mare
Bruciata dall’incuria e l’abbandono,
mio ardente tormento, accecante passione!
Abbraccia i tuoi figli, cambia la Storia,
Sii per loro aurora di ritorni, alba di tempi nuovi,
tramonto soltanto di antichi dolori”.
Le cose e la case del suo paese resistono tenacemente nel suo animo da sembrare quasi che le abitino dentro, insieme all’odore del muschio e le iridescenti trasparenze del mare. Scrive infatti Rina:
Cantami o mare
Le note che mai ascoltai
Le parole che mai pronunciai,
Cantami o mare, suoni flautati e suadenti,
cantami le note che hai trascritto in spartiti trasparenti, io le ascolterò
e le studierò, e per te al mondo le canterò”
Rina, Donna verace del nostro amato Sud, ha imparato a cantare, le lodi di questa Terra amara e bella, come cantava il grande Modugno.
E Rina, non solo canta con l’ausilio dei suoi versi, ma canta anche con la sua ugola che emette suoni e melodie nel coro parrocchiale in quel di Santa Maria La Nova, “canta insieme ad altre mirabili voci consapevoli che …non appena s’innalzano dall’organo le prime note, si aprono i nostri cuori e cantano le nostre voci, a volte s’incastrano, le voci si trovano, si accarezzano, si legano, si prendono per mano….e pregano. E, sì, perché come sappiamo, cantare vuol dire pregare due volte.
Nel suo viaggio verso Pulsano che Rina narra con accenti altamente lirici, si intravvede una specialissima Egida mariana che traccia percorsi, che denota presenze trascendenti, che assicura patrocini, come quella della Madonna di Lourdes, che si venera nella bella cittadina di Pulsano.
“ Piccè ste sciati a Puzanu, signo? Ce avit’a sce alla Matonna di Lurdes?
Ma oltre alla visita alla santa Vergine che avrebbero fatto certamente con il cuore colmo di gratitudine, quel solare paese sarebbe stato la loro nuova patria, la loro nuova casa, la loro nuova vita.
Un paese, ma è più appropriato dire, una fiorente cittadina, che ella ha amato fin da subito, e continuerà ad amare e a spendersi senza sosta per la sua crescita culturale, sociale ed umana.
Afferma Romano Battaglia: “Ognuno ha un paese nell’anima. È il luogo dove siamo stati più tempo. È il paese dove abbiamo trascorso l’infanzia, dove abbiamo giocato, dove abbiamo imparato la vita.”
E ancora Cesare Pavese “ Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” .
E mi piace chiudere questa mia breve riflessione con un passo della intensa recensione che ne ha fatto il prof. Elio Francescone…”
“Raccontare ed illustrare Il proprio vissuto, il proprio ambiente, le proprie esperienze, è, infine per la nostra cara Autrice, come aprire, piano, piano una valigia piena di ricordi e fare attenzione affinchè tutto quello che c’è dentro non svanisca subito: e noi leggendola, gustiamo e facciamo nostro il seme che ella versa dal suo corpo e dal suo cuore generoso, teso a sincronizzarsi con l’assoluto. Aprirla con delicatezza, chiudere gli occhi e ritornare con la mente indietro nel tempo, rivivere emozioni e sensazioni: Tristezza, pianto, rabbia, gioia, tranquillità e respirando profondamente sentire ancora il profumo di vecchie cose… La Piazza, il paese, i parenti, le donne, la Puglia, gli affetti, il tempo che passa: tutte cose comuni a quegli uomini e donne contemporanee che vogliono volare oltre la materialità attraverso il verso di una creazione poetica che viene ad identificarsi col sogno.”
Perchè le Donne del Sud sono quelle che allattano un Sogno al loro seno Sempre,
Perché essere Donne del Sud è un pensiero … una filosofia … un modo di essere,
Perché Le Donne del Sud sei Tu, sei tu, sei tu Maria, sei tu Mina sei tu Nunzia, sei Tu
Ada, sei tu Giuseppina, siamo tutte NOI….
e allora gridiamo insieme Viva le Donne del Sud!
Viva Rina, Viva Noi.