Archivio | ottobre 31, 2020

Il paese dell’Eterno mattino

E’ un racconto sicuramente destinato ai bambini perché ci sono gnomi riflessivi e lumache sagge.  Ma ai bambini si raccontano sempre metafore delicate per trasferire concetti reali e importanti. E così è facile capire cosa si nasconda dietro l’insofferenza di volere sempre un mondo diverso, adatto a noi, non accontentandoci di quello che ci riserva la Natura, nata perfetta e rovinata dagli umani. C’è sempre qualcuno che ha troppo freddo, oppure ha troppo caldo. Nella parabola si amano le albe, ma si desiderano i tramonti. Si soffre per la calura di mezzogiorno, ma si ha paura della notte. La realtà è che quelli sbagliati siamo noi, non il Creato, e se non ci sono più le stagioni la colpa è solo nostra. Vogliamo tutto perfetto, dopo averlo devastato. Nessuno conosce più i tempi del raccolto e pretende di mangiare tutto l’anno quello che ci piace, creando frutta rigorosamente finta: bella da vedere, ma cattiva da mangiare. Non ci bastano più gli strumenti protettivi che ci evitano  sia il freddo (riscaldamenti) che il caldo (aria condizionata). In certi posti non esistono questi strumenti e la gente assapora con soddisfazione ogni cambiamento, nonostante il sangue delle guerre. Noi che abitiamo questa parte privilegiata del pianeta, vogliamo tutto ottimale, ci manca sempre qualche cosa. C’è chi fa di peggio e un po’ imita Claus e Mairoi, i protagonisti inventati da Anna Marinelli. Quando qui è freddo va al caldo, in vacanza, e abbandona la propria terra per inseguire una situazione che non è sua: non accetta i segni e il destino della Natura, è come se la violentasse, sicuramente la rifiuta. Stravolgendo il senso del mondo e, tutto sommato, della vita.  Una bella lezione, su cui riflettere.        

                                    Pino Scaccia                      

PUR ESSENDO UN GRANDE DEL GIORNALISMO ITALIANO, PINO SCACCIA NON RITENNE POCO NOBILE SCRIVERE CON LA SUA PREZIOSA FIRMA, UNA RECENSIONE ALLA MIA FAVOLA BELLA!!! GRAZIE MAESTRO.    

 Ti Sia lieve la terra.                                                                  

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