Ho rondini che mi volano in testa.
Ognuna di esse reca nel becco
una sillaba del tuo nome silvestre.
Esse tintinnano come campane
di Pasqua e destano i morti sogni
che risorgono come Lazzari redivivi
e spuntano leggiadri
sulle mie ciglia stanche.
Mai stanche però
d’intrecciare cordami di abbracci
in questo tempo imbavagliato.