CONTRORA
“Controra”, magica parola che sprigiona memorie
e fa rivivere i meriggi assolati della mia adolescenza,
memorie roventi che gli affanni quotidiani non disperdono.
Controra: “Si dorme, bambine!”
E l’enunciato materno a me suonava come una preghiera,
noi, con il respiro sospeso nella stanza,
fissavamo le imposte rese incandescenti dal calore.
Controra, magica parola che ritorna, oggi come ieri, a parlarmi di tempi felici,
carichi di teneri ricordi che paiono carezze al mio cuore,oggi forse un po’ indurito.
Controra, magica parola.
Le fave da sbucciare e l’umile sonoro lavoro materno.
Le fave… potente ricordo che mi giunge,
frammisto a un sapore irripetibile.
Il desco serale arredato con i piatti di ceramica
della vicina Grottaglie, col galletto centrale
decorato a mano:
“Chi lo scopre per prima sarà più fortunata”
diceva mia madre per incitarci a mangiare,
quando tutti intingevano il pane nel piatto grande,
quel pane che sapeva di grano e di fortuna.
Controra, magica parola, e solari silenzi di allora,
frantumati dai carri che tornavano dai campi,
col contadino quasi sempre appisolato.
Il cavallo conosceva la strada… l’automobile no!
Controra, magica parola, e affioranti ricordi
di calzine corte e giovani rossori sulle guance innocenti:
“ le treccine oggi non le voglio fare” e già la donna faceva capolino.
Controra. “Si dorme bambine!” e noi a programmarci il futuro
scrivendo appunti su foglie di pannocchie,
custodite dentro il materasso.
“E’ pomeriggio bambini, vorrei che riposaste!”
Mi scopro a dire le cose di mia madre.
NOTA DEL MAESTRO COSIMO QUARANTA
L’estate, di controra non si usciva da casa, i bambini erano costretti al silenzio per non disturbare il riposo degli adulti. La controra, arco di tempo quasi mistico delle nostre estati, cominciava intorno alle 13 e durava fino alle 16 circa; si chiamava così perché si proibiva severamente ai fanciulli di giocare per strada e per ottenere cieca obbedienza a tale precetto, i genitori e gli anziani facevano credere ai ragazzini che durante la controra” girassero in paese uomini-vampiri, detti “li crassulari”i quali oltre a succhiare loro il sangue, toglievano con i coltelli affilati il grasso dalle parti molli dei fanciulli che avessero incontrato. La controra coincideva anche con Vintiunora: un momento della giornata liturgica, allorquando la campana piccola della chiesa, poco prima del vespro, chiamava i fedeli alla preghiera delle lodi pomeridiane.