GIOCHI DI STRADA DEL TARANTINO
Il maestro Cosimo Quaranta nel suo volume intitolato
“San Giorgio jonico e paesi di area tarantina” ci riporta alla memoria ben 30 giochi di strada..giochi infantili e giovanili in uso dagli anni 30/40. Di questi ancora qualcuno i nostri genitori li ricordano perfettamente…ma la gran parte della gioventù..come pure i bambini ritengo che non abbiano mai avuto modo di giocarli né, tantomeno, di vederli giocare…
Intanto ne elenco alcuni nella speranza di far rinverdire qualche ricordo nei assidui visitatori.
La livoria- Lu ruzzulu – La rozzila- lu zzummieddu – egnalafà (altalena) –La uerra francese- alla muta alla muta cinca parla è curnutu- alla posta Napule e Lecce- Briganti e carbinieri-
Scunni –scunnicola – a battiparete- allu lapiddu- a capu e lettre-
allu stacchju – alli runchjli- a mmarcacammra – a girigirisella-
a moscacieca- a pitruddi- alli 4 cantuni- a Manuè zzòzzò
Questo che vediamo nel breve filmato è la cara vecchia trottola che a Taranto veniva chiamata “u currucle” nei paesi circostanti invece “Lu ruzzlu”. Gioco di bravura che consisteva nel far girare più a lungo possibile la trottola senza farla “scacare” troppo presto, il termine da me usato era proprio del gioco e significava l’interruzione disordinata della trottola che faceva subito uscire di gioco il concorrente e fargli pagare “pegno”.Il pegno è una piccola punizione che il capo assegnava ai perdenti.
Nel filmato la trottola gira agilmente su un pavimendo liscio, ma immaginiamo quanta abilità occorreva per farla girare su una superfice ruvida e sconnessa come quelle antistanti le case del sud negli anni 40/50.
Il fatto è che domani devo incontrare due classi di bambini e mi sto documentando, chi si offre volontario a far girare Lu ruzz’lu???
A Ceglie si chiama u curru, pensa che ne posseggo almeno tre e ogni tanto li faccio correre nel salone di casa, a ricordo dei giorni infantili. 🙂
Smemo. per i bambini è stata una vera rivelazione…
Siamo tutti colpevoli noi adulti di non rendere partecipi i nostri bambini di quei giochi così umili ma che ci resero felice l’infanzia e l’adolescenza. Poi arrivò la Barby, a seguire Ciccio Bello e via a riempire le camerette di plastica colorata!
Porgo a me e a tutti gli amici il saggio consiglio del grande Josè Saramago:”LASCIATI PORTARE DAL BAMBINO CHE SEI STATO”.
questi commenti così appassionati mi gratificano e mi spronano a continuare nel cammino intrapreso! Grazie Gino!
Non tutto è perduto amico Bisignano.
Il volume di Cosimo Quaranta fa eco, o viceversa, al saggio di Silvana Galli “I giochi di una volta” edito quest’anno per conto del Museo Contadinio della Bassa Pavese, ma esistono diverse pubblicazioni specifiche .
Avevo già acennato che unici custodi delle tradizioni e della cultura popolare sono gli scrittori che si ispirano alle storie e ai fenomeni tramandati nelle loro contrade.
Essi ne rappresentano la memoria e ai quali deve andare ogni stimolo della gente, di là delle attenzioni istituzionali, se o dove siano attive.
Ricordo che da bambino mio padre per tenermi contento, ogni tanto mi costruiva con le sue mani un ruzz’ lu uno diverso da un altro.
Poi noi bambini nel giocarci si facevano le sommesse nel rompere quello dell’avversario.
Molto bella e’ la scena nel film di Tornatore “Baaria” il fabbro chiede di catturare una Mosca da porre nel ruzz’lu prima di chiuderlo con il chiodo, onde poter dare vitalità all’oggetto.
Scena commovente e che nello stesso tempo mi ha portato con la mente nel passato di bambino.