Nella vasta produzione letteraria sia in prosa sia, soprattutto ,in poesia della nostra concittadina Anna Marinelli, non poteva certo mancare questo “Quaderno degli antichi sapori”, in vernacolo sangiorgese, che possiamo definire una vera e propria”leccornia storico-culturale”. E non è, poi, tanto difficile cogliere particolarmente il significato del termine “leccornia” , in quanto, già leggendo le varie ricette, sentiamo il profumo e pregustiamo i sapori.
Per l’aspetto storico-culturale, invece, sappiamo bene da reminiscenze scolastiche che una delle fonti della storia è la trasmissione orale di fatti, episodi, costumi e usanze e dal ricettario del “Quaderno” traspare proprio “il modus vivendi” di una comunità e di una civiltà., caratterizzate da contadini, operai e “artieri” (Falegnami, calzolai, sarti, fornai, barbieri,”ferracavaddi”) e giornalieri (muratori,zappatori, innestatori, potatori ).
Un tempo, quando il mondo di oggi, fatto di consumismo, di forni microonde, di frigoriferi, di lavastoviglie, di congelatori , di cibi precotti era impensabile, la vita domestica era semplice,serena, silenziosa; ogni stagione aveva un suo profumo caratteristico: verso settembre-ottobre si sentiva odor di mosto provenire dai numerosi palmenti esistenti e dalle cantine private,piene di capasoni colmi di mosto “….ma per le vie del borgo/dal ribollir de’ tini/va l’aspro odor dei vini…..(G.Carducci); d’inverno, poi, per le strade si respirava“un acre odor di fumo” proveniente da i numerosi “ciminari” (fumaioli) di case e forni D’estate, infine, con le porte aperte, spesso qualche comare si affacciava sull’uscio della porta accanto e, attratta da un profumo intenso e irresistibile“….cummà Pì ‘, ce ste pripari ? “chiedeva “ Scto’ fazzu to piparuli alla sckakkiata!” si sentiva rispondere (vedi la ricetta).
Ecco! Anna ha “fotografato”, ha “fermato” sul suo” Quaderno” questi momenti di vita paesana,questi “odori “, “questi antichi sapori” di vita domestica , consegnandoli alla storia per le “le nuove e future generazioni”, come ella stessa ci dice nella presentazione. E bisogna anche sottolineare che, a nostro modesto parere, la trascrizione delle ricette dall’orale al quaderno è stata fatta con la massima attenzione e fedeltà fonetica, grazie anche alla preziosa collaborazione di Fabio Pignatelli (figlio dell’autrice).
Vorremmo concludere precisando che il dialetto sangiorgese ha subito in passato, e continua a subire, numerose “varianti” e “modifiche”dovute a incroci linguistici per matrimoni o immigrazioni dai paesi vicini.
Certo, c’è tanto ancora da scrivere sulle nostre tradizioni, sulle nostre usanze e sulle ricette stesse.
Siamo certi che Anna non si fermerà perché ella ama il suo paese, la sua gente e noi amiamo molto Anna e Le diciamo grazie con tutto il cuore per quanto ha fatto e continuerà a fare.
Michele Jacca